Il nodo irrisolto (irrisolvibile?) del governo Meloni

Il sito The Saker ha pubblicato la migliore analisi uscita finora sul governo Meloni e, al tempo stesso, sulla persona di Giorgia Meloni.  L’autore, che si firma con uno pseudonimo, è un intellettuale italiano e mostra di possedere, oltre a una profonda cultura e a una grande penetrazione psicologica di persone ed eventi, una perfetta padronanza della storia italiana  recente (dal 1945 a oggi) e meno recente.  Il problema dell’attuale governo è che la sua leader è obbligata in buona o cattiva fede, per convinzione o per opportunismo, a fare la parte non dell’atlantista, ma della super-atlantista, ribadendo così una perfetta obbedienza alla N.A.T.O., ovvero al potentato anglosionista che domina e imprigiona il nostro paese almeno dal 1945  (in realtà dal 1861).  Se la Meloni sta solo facendo un calcolo (rimanere sottomessi  agli U.S.A per guadagnare il tempo  necessario a ricostruire un’Italia sovrana) si accorgerà di come non è per nulla facile scherzare con lo “Zio Sam”, non è facile batterlo in furbizia; se è sincera (fondarsi su una  autentica fedeltà agli U.S.A. per crearsi lo spazio utile a recuperare sovranità) si accorgerà che agli U.S.A. poco interessa un’astratta “fedeltà”, interessa appunto solo che non sia recuperata  alcuna sovranità (se manca la sovranità, la fedeltà è cosa del tutto scontata).

Il gioco è dunque terribilmente spietato perché in ognuna delle due situazioni sopra prospettate non si potrà aprire alcuno spazio di autentico recupero della propria indipendenza e sovranità. Queste realtà potranno sorgere dunque solo nel corso del processo di irreversibile declino  (che può diventare crollo repentino e inaspettato) dell’Impero. Ma l’Impero non cadrà senza trascinare nel gorgo in cui sta sprofondando tutte le vili colonie che da quasi ottant’anni schiaccia implacabilmente facendole governare da élites corrotte, ignoranti e parassitarie.     La caduta è inevitabile dunque (ed è già iniziata) e si tratta di riuscire a “cadere bene”, ovvero in modo tale da essere pronti ad attutire i danni e a rialzarsi prontamente.

Il pregevolissimo articolo che allego ha un unico difetto: trascura un fatto chiave, ovvero che in nessun modo si può capire lo stato presente dell’Italia, come di tutti i paesi europei (e in fondo di tutto il mondo),  se non a partire dal dramma della crisi della Chiesa Cattolica aperta dal Concilio Vaticano II, “un conciliabolo” in realtà dietro il quale non vi è solo un generico sentire modernista proprio di molti vescovi e teologi, ma anche il fortissimo potere di influenzamento dei Servizi anglosassoni e dell’ebraismo internazionale (che da anni premeva già direttamente su papa Pio XII).

Per gli  anglosionisti  era vitale avere a livello mondiale, non solo in Italia, una Chiesa addomesticata e aperta alla cultura moderna, soprattutto in campo morale.  La marcia verso il governo mondiale non avrebbe potuto essere così rapida con una Chiesa militante  in grado di denunciare  e di resistere a quanto stava avvenendo.  Ora, non basterebbe nemmeno il più deciso e coraggioso governo autenticamente di destra  a risollevare le sorti dell’Italia. Occorre prima un ritorno alla pienezza della fede di clero e popolo, un ritorno al rispetto alla legge morale naturale,  la crescita del numero dei giovani davvero ferventi e assetati di purezza e di santità.  Il male che ci ha colpito e che sta spegnendo lentamente il nostro popolo è spirituale e morale, consiste nell’apostasia da Nostro Signore Gesù Cristo e nell’abbandono della sua legge:  senza la più sincera conversione  a Gesù di  sempre più persone, nessuna liberazione autentica sarà possibile e i nostri mali si aggraveranno. Vero patriota oggi è chi si converte con tutto il cuore a Dio, consegnandosi a Lui senza riserve e permettendo a Cristo di regnare pienamente sul suo cuore, fino a incendiarlo della più ardente carità. Il problema dell’Italia e del mondo in realtà non è politico, ma religioso.

 

Il dramma della politica italiana

(Articolo di Jo Red)  Frodo è davvero il personaggio più tragico del Signore degli Anelli. Appartiene alla Contea e alla bontà. Ma ha anche una curiosità e un’avventurosità insolite per gli Hobbit, anche se non ancora sufficienti a sovvertire la sua vita. Infine, arriva l’occasione e l’armonia si rompe: Frodo deve portare il peso dell’anello direttamente nella desolazione di Mordor.

Giorgia Meloni conosce la storia a memoria. Si travestiva persino da Hobbit [in inglese] e scriveva racconti [in italiano] ispirati al Signore degli Anelli. Le scuole estive di Azione Giovani, il movimento giovanile di destra cui apparteneva e che ha guidato per un certo periodo, si chiamavano “campi Hobbit”. Le vecchie generazioni di leader del MSI, più ispirate a Julius Evola e persino al fascismo vero e proprio, disapprovavano questi divertimenti. Non li consideravano abbastanza seri per la loro missione. Tuttavia, Giorgia e gli altri della nuova generazione devono aver compreso che la Terra di Mezzo è molto più drammatica della maggior parte degli scritti non di fantasia. Tolkien era orfano, cresciuto da un sacerdote: cattolico conservatore, combatté sul sanguinoso fronte della Somme nella Prima Guerra Mondiale e generò quattro figli, tra cui un altro sacerdote cattolico. Era certamente una persona spirituale e seria, come traspare dall’opera dove ripose la sua anima ed eredità, e apertamente devoto alla Vergine. Il Signore degli Anelli non è una favola: descrive i tratti cosmici e psicologici della lotta tra il bene e il male. Sottolinea le sfumature e le ambiguità delle frontiere tra i due, evidenziando la necessità di vigilanza e militanza. Nell’epoca della carestia di principi, spirito e valori, Giorgia, così come innumerevoli altri della sua generazione, era ovviamente ricettiva a questi messaggi.

Come nel Signore degli Anelli, la politica italiana non è una favola confortante almeno dai tempi di Machiavelli. Rino Formica, esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, ha fornito un’icastica e stringata definizione della politica come “sangue e merda”. Un tempo al centro del formidabile Impero Romano, l’Italia è stata da allora il bottino dei potenti del momento, spesso più di uno alla volta. Frammentata al suo interno e divisa sulla politica internazionale, il suo orgoglio smisurato si scontra con il paradosso di essere oggetto di disprezzo e d’invidia, producendo un’immensa frustrazione e innumerevoli dissonanze al suo interno e per i suoi osservatori esterni. Forse niente lo esprime meglio della magnifica irrilevanza, della decadenza prorompente di Roma e del Vaticano. Incline a credere a tutte le “teorie del complotto” di cui è intessuta la storia, visto che è stato coinvolto nella maggior parte dei casi in un modo o nell’altro, l’italiano conserva comunque un senso spiccato e “cattolico” per una facciata pubblica quasi liturgica. Queste contrapposizioni hanno naturalmente dato luogo a molte scintille e ad alcune esplosioni: le guerre egemoniche delle potenze europee sul suolo italiano nel XVI secolo – il “secolo di ferro” di Henry Camen; la guerra civile di unificazione che viene eufemisticamente e trionfalmente chiamata Risorgimento, e che lo storico Denis Mack Smith ha più sobriamente descritto come “nient’altro che un episodio dell’Impero britannico”; poi l’esplosione ambivalente della Prima Guerra Mondiale; l’umiliazione del Trattato di Versailles che trattò l’Italia come se fosse un perdente nonostante si fosse schierata con i vincitori – una sorta di doppio tradimento; il fascismo e il colonialismo; l’esplosione stavolta univoca della Seconda Guerra Mondiale; e di nuovo la divisione, la sconfitta, l’irrilevanza e ottant’anni di occupazione e dominio da parte degli anglosassoni con occasionali intermittenze da Grande Potenza.

L’ultimo di questi momenti di chiarezza si è manifestato in questi giorni, circa quarant’anni fa.
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Saluti da una colonia assolata

Nelle prime ore del mattino dell’11 ottobre 1985, presso la Stazione Aeronavale di Sigonella, in Sicilia, andò in scena un vero e proprio spettacolo. Tre cerchi di militari, italiani, americani e di nuovo italiani, si circondarono e puntarono le armi. Due uomini di un ramo radicale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina avevano dirottato la nave italiana Achille Lauro e ucciso crudelmente un innocente passeggero ebreo-americano, Leon Klinghoffer. Dopo aver ottenuto il permesso di raggiungere l’Egitto grazie a negoziatori che non erano a conoscenza del crimine da loro perpetrato mentre erano a bordo, avevano cercato di fuggire in Tunisia, l’allora sede dell’OLP, ma il loro aereo era stato intercettato dai Tomcat americani.

Fu a quel punto che gli americani indirizzarono l’aereo verso la loro base militare più vicina. Gli italiani, tuttavia, erano stati allertati e istruiti a catturare i dirottatori, poiché i due uomini avevano perpetrato i loro crimini sul territorio italiano, e il premier Bettino Craxi intendeva assumere il controllo della questione nonostante le intromissioni americane. Quando gli americani cercarono di intrufolarsi nella parte della base che controllavano direttamente, il primo cerchio della Vigilanza Aeronautica Militare italiana li circondò, per poi essere circondato a sua volta da un commando della Delta Force. Ma dalla base, una brigata più numerosa di Carabinieri, la polizia militare italiana, circondò ancora una volta la Delta.

Lo stallo fu teso, e i diplomatici e i politici americani alla fine compresero che l’Italia per una volta era decisa a farsi trattare con dignità. Alla fine, qualcuno disse finalmente di tacere a Michael Ledeen, il guerrafondaio neocon che aveva studiato a Roma, si aggirava senza la minima parvenza di ufficialità nell’amministrazione Reagan, e insisteva per tenere i colloqui con il premier italiano, cosa che ovviamente fece infuriare Craxi. Oggi, Ledeen è più noto per la sua “dottrina“ criminale e bullistica che raccomanda agli Stati Uniti di giustiziare qualche paese indifeso del Terzo Mondo sulla scena mondiale, ogni dieci anni circa, come dimostrazione della loro “grandezza”. Comunque, altrettanto furioso fu Ronald Reagan, che non volle interagire direttamente con Craxi.

Per quanto io non sia un ammiratore di Craxi, l’uomo aveva le sue qualità. Corrotto, famoso per essere andato a letto con le più attraenti attrici della TV pubblica e privata, comprese le prime protagoniste di spettacoli per adulti, Craxi era anche ostinatamente nazionalista. Si vantava del fatto che il PIL dell’Italia avesse superato quello del Regno Unito. In seguito, avrebbe salvato Gheddafi dall’attacco missilistico detto Eldorado Canyon (Gheddafi stesso era una creatura del neocolonialismo italiano, presumibilmente investito della sua missione in un incontro con l’intelligence italiana [in italiano] alla SPA di Abano Terme). Craxi avrebbe persino anticipato i francesi, appoggiando la successione di Ben Ali a Bourguiba in Tunisia, mentre quelli stavano ancora scegliendo il loro candidato. E anche a Sigonella, Craxi fece di testa sua. Reagan dovette lasciare i dirottatori in mano italiana, e l’Italia li utilizzò per mantenere canali con l’OLP e il mondo arabo. Soprattutto, non tollerava la violazione della propria sovranità e dei propri interessi riconosciuti dal diritto internazionale.

Come gli scritti e la vita di Machiavelli, quest’altra storia italiana non ha ovviamente un lieto fine. Già nel 1987, Craxi dovette dimettersi perché il democristiano ultraortodosso (e atlantista) Ciriaco De Mita staccò la spina al suo governo. E proprio l’anno successivo, De Mita accolse felicemente 72 F-16 dell’aeronautica statunitense che erano stati respinti dalla Spagna. All’inizio degli anni ‘90, Craxi fu accusato di corruzione da Mani Pulite, un’indagine che si dice sia stata diretta dalla CIA [in italiano]. Craxi dovette andare in esilio sotto la protezione di Ben Ali ad Hammamet, in Tunisia. E lì morì nel 2000, alla relativamente giovane età di sessantasei anni. Come sappiamo, Ben Ali è stato poi spodestato sulla scia della cosiddetta “primavera araba”. Morale della favola: nessun atto di amor proprio è perdonabile in una colonia.

Craxi era un politico ambiguo e machiavellico. Tuttavia, potrei anche raccontare la storia dell’idealista Enrico Mattei, ancora famoso per il suo “modello Mattei”, citato con approvazione dalla stessa Meloni. Mattei creò l’ENI, il gigante italiano del petrolio e dell’energia, con la premessa che ai paesi detentori delle risorse sarebbe rimasto il 75% dei ricavi. Naturalmente, non è durato a lungo. Non per colpa dei partner del Terzo Mondo, che erano entusiasti. “Casualmente” l’aereo su cui Mattei viaggiava fu fatto esplodere con un carico di tritolo, il 27 ottobre 1962. Due settimane prima, il KGB l’aveva avvertito del pericolo [in italiano], ma Mattei sperava di essere sufficientemente protetto. E così va la storia di Aldo Moro, il primo leader democristiano che tentò di avvicinare il Partito Comunista filo-Mosca e di inserirlo nel governo. Ancora una volta “casualmente”, Moro divenne anche il primo premier italiano ad essere rapito e assassinato dai terroristi il 9 maggio 1978. La moglie racconta che Moro era stato contattato nientemeno che da Henry Kissinger, il quale gli avrebbe detto che i suoi tentativi di collaborazione con tutte le forze politiche avrebbero provocato “gravi conseguenze”. Non sorprende che Kissinger neghi l’accusa.

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Giorgia alla corte di Sauron

Con mio grande stupore queste storie sono raramente ricordate nei resoconti sulla politica italiana. Sono ancora più unanimemente ignorate dai giornalisti stranieri. Con poche eccezioni: da italiano è stato un vero sollievo leggere l’analisi di Pepe Escobar [in italiano] sulla situazione del mio paese. La fine della Bella Vita, davvero. Così un blog filorusso ripropone una storia che rivela l’Italia molto più profondamente delle condiscendenti lezioni che riceviamo quotidianamente dagli anglo-americani, i quali ostentano senza vergogna la loro ignoranza dei fondamenti della società italiana davanti ai suoi stessi protagonisti. Penso ad Alan Friedman, Rula Jebreal e simili, ma in realtà non mancano i “professionisti” che sfornano “reportage” vertiginosamente superficiali, politicamente corretti e disinformati, come pretesto per mangiarsi una vera pizza.

Ecco, vorrei aggiungere alcuni punti all’eccellente analisi di Pepe.

La storia che ho ricordato finora dovrebbe essere sufficiente per capire che nessuno può avere un vero potere in Italia senza il permesso degli Stati Uniti. In tempi più recenti, Berlusconi ha cercato di comportarsi come un Craxi 2.0 in modalità soft: era infatti il protetto di Craxi e uno dei suoi ammiratori. Ancora oggi parla dell’incontro di Pratica di Mare [in inglese, sotto paywall] come della vera fine della Guerra Fredda. Eppure, quando Putin fu gradualmente allontanato dall’Occidente e Berlusconi divenne un ostacolo alla rimozione di Gheddafi, la NATO gli staccò la spina in un attimo.

Come dice Pepe, il Presidente della Repubblica, questo “monarca” non eletto al comando delle forze armate italiane, è, di fatto, il garante degli interessi USA e NATO nel nostro sistema politico. Il suo mandato di sette anni è stato addirittura prorogato due volte in anni recenti, aprendo di fatto a termini quindicennali che ricordano le cachistocrazie [in italiano] dei dittatori africani, e nessuno si è lamentato di aver violato la “democrazia”, ovviamente.

Del resto, lamentarsi non sarebbe esente da rischi. Per l’articolo 278 del Codice Penale: “Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”. Ma lo zelo dei giudici sa trovare anche altri capi d’imputazione verso chi osa macchiarsi in questo modo di lesa maestà. La sessantottenne Elvira Zanrosso si ritrovò a chiedere perdono piangendo [in italiano] in aula di fronte al rischio concreto di subire 15 anni di carcere. Il suo crimine? Un post su Facebook.

Ricordiamo a beneficio del lettore che nell’autoritaria Russia le offese al governante sono punite con un’offesa massima di 15 giorni di galera [in inglese].

Tornando a Berlusconi, quando il suo governo fu interrotto, egli era all’apice del suo potere nella politica italiana: controllava le televisioni, il Milan, era il leader incontrastato di un partito di centro-destra unificato, e schiacciava con estrema facilità qualsiasi dissenso interno (chiedete a Gianfranco Fini e Dino Boffo, la cui vita privata è stata massacrata dai giornali subito dopo aver espresso critiche a Berlusconi). Tuttavia, timidi tentativi di preservare un minimo d’indipendenza internazionale sono stati sufficienti per la sua deposizione. Si dice che anche Salvini si sia avvicinato troppo a Putin quando il suo governo è terminato nell’estate del 2019. Ed è ancora un’interessante “coincidenza” che l’insediamento di Biden alla Casa Bianca abbia inaugurato il governo di Draghi al posto dell’amicone di Trump, “Giuseppi” Conte (nonostante i disperati e spudorati tentativi di quest’ultimo di adulare equamente Biden).

In conclusione, Giorgia non durerebbe un giorno se prendesse una posizione sull’Ucraina diversa da quella dell’obbedienza incondizionata. Sta fingendo? Dopo tutto Orbán è riuscito a mettere a frutto persino una borsa di studio della Open Society Foundation di Soros. Ma credo (temo?) Giorgia sia sincera. Di solito è coerente, e questo ha giocato un ruolo importante al momento del voto. Raramente ha preso decisioni opportunistiche nella sua carriera: non quando è partita da un partito post-fascista, né quando ha lasciato il Leviatano di centrodestra di Berlusconi per creare un partito tutto suo.

Eppure, fino a poco tempo fa, ha difeso la Russia e le azioni di Putin, anche per quanto riguarda la Crimea. Cosa sta facendo, allora? Credo che abbia cambiato idea. Come altri leader e cittadini comuni, non ha potuto mantenere le sue inclinazioni filorusse di fronte all’Operazione Militare Speciale. Questi sviluppi sono stati venduti all’unanimità come un’aggressione del più forte contro il più debole nella sfera politica e culturale italiana, e credo che lei abbia creduto almeno in parte a questa storia – che ovviamente so essere falsa.

Il suo coordinatore della politica estera, Terzi Sant’Agata, e la compagnia di altri zio-atlantisti, come nota Pepe, hanno aperto molte porte, ma non aiutano in questo senso. Inoltre la paura dell’orso russo ha risvegliato la militanza antisovietica e anticomunista in molti portavoce della destra italiana. Credono di aver ripreso a schierarsi con i popoli di Praga, Budapest e ora Kiev, contro un oppressore materialista e brutale. Questo nostalgico, illusorio déjà-vu facilita la loro negazione del fatto evidente che il devastatore di valori è l’Impero dell’Occidente Collettivo, mentre la Russia li sta difendendo e preservando più di ogni altro, oltre che l’amnesia della genesi del conflitto. L’Ucraina è certo più ampia del Donbass e della minoranza russofona: esattamente come nel caso della Guerra in Georgia, stare dalla parte dell’aggredito significa stare dalla parte dei russi sotto l’attacco delle cricche antidemocratiche filo-occidentali.

Inoltre, naturalmente, c’è il fascino del potere. Nella sua lunga marcia dal 2,4% alle porte del governo – più o meno come il cammino verso le porte di Mordor – Giorgia deve essere stata sedotta, più o meno consapevolmente, dal richiamo del sogno che si realizza. Lei, la ragazza della povera periferia romana della Garbatella, la figlia di una ragazza madre, la cameriera del Piper club, ora diventa la prima donna premier della storia d’Italia!

Come dice il grande Solzhenitsyn:

Se solo fosse tutto così semplice! Se solo ci fossero persone malvagie da qualche parte che commettono subdolamente azioni malvagie, e fosse necessario solo separarle dal resto di noi e distruggerle. Ma la linea che divide il bene dal male taglia il cuore di ogni essere umano. E chi è disposto a distruggere un pezzo del proprio cuore?.

La realtà – o dovrei dire la tragedia – della politica è molto più simile all’universo epico e ombroso di Tolkien. E la battaglia nel cuore di Giorgia è iniziata già prima delle elezioni. Divisa tra “governisti” e “movimentisti”, tra appelli a VOX e a Orbán da un lato, e la responsabilità istituzionale di portare avanti l’accordo della gabbia di ferro di Draghi con l’Unione Europea dall’altro, che ora scopriamo includere propaganda e rieducazione LGBTQ+, Giorgia ha perso alcuni sostenitori da entrambe le parti.

La sua vittoria era annunciata, ma non ha trionfato, e i cittadini protestano ancor prima che presenti il suo governo. Berlusconi e Salvini chiedono di essere influenti, e così i loro partiti, il Presidente impone i suoi vincoli, e con lui certamente gli Stati Uniti e la NATO. Giorgia è apparsa meno in pubblico negli ultimi giorni e ha lamentato molte notti insonni. Il sogno di una ragazza pulita finalmente seduta sul trono potrebbe facilmente trasformarsi in un incubo.

Le stesse persone che l’hanno votata sono per lo più contrarie alle sanzioni [in italiano], come la maggioranza degli italiani, e molti – come me – sono convintamente filorussi. I rappresentanti del suo partito hanno risposto che questo dimostra che la loro posizione è di principio e non di convenienza politica, ma naturalmente questa boutade non risolve la grave contraddizione politica.

Quando l’Unione Europea ha rivelato che le promesse di un massiccio sostegno finanziario contenute nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) saranno mantenute se e solo se il governo farà progressi nell’agenda LGBTQ+ che ha discretamente concordato con Draghi, il partito di Giorgia ha protestato. Ma se resisteranno, molte altre “offerte da non rifiutare” e compromessi seguiranno, dentro e fuori il PNRR.

Ho comunque votato per Fratelli d’Italia perché i partiti antisistema, compresi alcuni russofili, non sono riusciti a raggiungere la soglia del 3% e a entrare in Parlamento. Ciò è dovuto principalmente alla loro frammentazione, dato che insieme hanno contato circa il 5% delle schede, e all’astuzia del governo di Draghi, che ha programmato le elezioni di settembre per la prima volta nella storia per ridurre il tempo di organizzazione dell’opposizione. Inoltre, hanno tenuto il voto proprio prima dell’aumento esponenziale delle bollette, che raddoppierà il sostegno ai pacifisti e ai filorussi.

Il piccolo esperimento personale che ho condotto iniziando quest’opera di contro-propaganda in seguito all’attacco USA al Nord Stream è stato molto informativo sullo stato dell’opposizione extra-parlamentare. Nemmeno dedicandovi molte ore e cercando da tutte le parti sono riuscite ad ottenere un contatto, men che meno una risposta, da un qualsiasi movimento o rappresentante. Persino giornali come l’Antidiplomatico sono irraggiungibili per mail o attraverso i social. Per contro Il Saker ha risposto immediatamente ai miei messaggi e pubblicato prontamente i miei articoli, che pure avendo un focus italiano dovrebbero interessare meno al suo pubblico internazionale. Il fatto che un solo uomo, per di più nei giorni in cui è stato colpito da un uragano, si sia dimostrato più reattivo e proattivo dell’intero “fronte” dell’opposizione reale la dice lunga sulla forza e organizzazione di quest’ultima. Credo sia importante portare questa critica costruttiva e fondata sui fatti alla conoscenza dei loro simpatizzanti.

Tornando agli altri motivi per i quali ho ritenuto preferibile Meloni, prevedo che dall’interno del governo, Fratelli d’Italia eserciterà la massima resistenza possibile contro i tentativi corruttivi, distruttivi e schiavizzanti dell’oligarchia neoliberale anglo-americana e dell’Unione Europea di diffondere la propaganda e la legislazione antisessuale LGBTQ+, la marijuana, l’eutanasia, gli aborti, anche non-chirurgici, e le loro altre politiche velenose. Come ha recentemente ricordato Putin, le guerre dell’oppio sono uno strumento classico dell’imperialismo, ed è stato proprio grazie alla droga che una superpotenza come la Cina è stata storicamente messa in ginocchio. Pertanto si tratta di questioni tutt’altro che cosmetiche.

In politica estera, Giorgia si schiererà al fianco dei paesi dell’Unione Europea costretti all’angolo dall’asse franco-tedesco. Porterà avanti, spero anche alcune delle sue idee anticoloniali e soprattutto antifrancesi, come la denuncia della politica africana di Parigi che è la causa principale dei locali disastri umanitari, e si opporrà a ignobili tentativi di svendita della sovranità e delle risorse italiane. Il più vergognoso di questi è il “trattato di Caen” con cui l’ex premier Paolo Gentiloni ha tentato di regalare graziosamente alla Francia [in italiano] un’ampia porzione di mare italiano. In cambio di cosa? Si può solo speculare, mentre Gentiloni ha fatto una carriera stellare come commissario dell’Unione Europea per l’economia e le finanze (grazie ai voti francesi, ovviamente), Draghi ha confermato l’omaggio a Macron, così come tutta la fazione politica sua e di Gentiloni, in ossequio ai loro padroni transalpini. Tuttavia, non hanno osato presentare il “trattato” al Parlamento italiano per l’approvazione, poiché rischiava di essere respinto ancor prima che Fratelli d’Italia diventasse il partito principale. Nel frattempo, la Francia si sta già comportando come se fosse valido, in modo da stabilire una base legale come consuetudine incontestabile.

Il recente incontro “a lume di candela” tra Giorgia e Macron è pertanto preoccupante, anche se mi pare che l’intenzione di Macron, dopo la sua denuncia del colonialismo energetico americano e il suo ripudio del Trattato sulla Carta dell’Energia, possa essere venuto a Roma a parlare di pace perché le sonore proteste di Parigi gli stanno aprendo gli occhi sul fatto che l’effetto del colonialismo americano sull’opinione pubblica potrebbe essere fatale per il suo governo.

La Meloni ha preso sinora posizioni forti contro gli ossequi servili ai nostri cugini transalpini, come ha criticato l’asservimento ai poteri dell’Unione Europea in generale, le briglie del franco CFA sulle economie africane, l’accoglienza dei migranti disperati come forza lavoro da sfruttare e da sostituire alla popolazione italiana in calo – idea demograficamente assurda e insostenibile e che non sta dando alcun buon risultato nei fatti. Eppure, per avere una possibilità di governare, ha dovuto scendere a compromessi su una cosa, solo una piccola cosa, apparentemente un dettaglio di politica estera, cosa che fanno anche tutti gli altri Stati europei senza nemmeno mettersi in discussione…

Naturalmente, non lo ha fatto in modo del tutto consapevole, o almeno questo mi sorprenderebbe. Tutti intorno a lei le dicono che è la cosa giusta da fare. Persino il Papa condanna l’”aggressione” della Russia e “benedice“ le armi inviate all’Ucraina. Salvini e Berlusconi sono riluttanti, ma professano l’atlantismo per evitare l’inquisizione mediatica e i dolorosi dossier che potrebbero spuntare dalle stanze dei servizi segreti. Quindi, sembra solo naturale cedere. E fare quello che “tutti” (ma non i suoi elettori!) ritengono “giusto”.

Dal punto di vista anagrafico, Giorgia è molto più simile a Putin che ai suoi neo-promotori della NATO. Cresciuta in una famiglia modesta, abbandonata all’età di un anno dal padre – poi arrestato per traffico di droga in Spagna – Giorgia ha lottato tutta la vita conservando i suoi valori cristiani. Non espone rosari, icone e croci: in questo si differenzia nettamente da Salvini. E se non è dissoluta come Berlusconi, non è nemmeno una suora severa. Non è sposata; il suo compagno è molto più liberale di lei. Eppure, invita i rappresentanti del suo partito ad abbracciare uno stile di vita sobrio. Poco dopo la vittoria ha dichiarato “non siamo né mostri né populisti: siamo realisti” alla convention di VOX, dove è intervenuta insieme a Trump, Orbán e Morawiecki.

Questo è proprio lo stesso aggettivo che ritorna nella valutazione (positiva) di Papa Benedetto XVI su Putin nel suo libro Ultime conversazioni [in italiano]:

Il nostro incontro (quello tra Benedetto XVI e Putin) è stato interessante. Abbiamo parlato in tedesco, e lui lo conosce perfettamente. Non abbiamo intrapreso discussioni profonde, ma credo che lui – pur essendo un uomo potente – sia toccato dalla necessità della fede. È un realista. Vede che la Russia soffre la distruzione della moralità. Anche come patriota, come persona che vuole riportare la Russia al suo ruolo di grande potenza, capisce che la distruzione del cristianesimo minaccia di distruggere anche la Russia. È consapevole che l’uomo ha bisogno di Dio e certamente è intimamente toccato da Lui. Anche adesso, quando ha presentato a Papa Francesco un’icona, si è prima fatto il segno della croce e l’ha baciata.

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Meloni e Putin sono entrambi credenti che non fanno parate sulla religione – Putin ha declinato le richieste di uno “streap-tease spirituale” – ma allo stesso tempo si rendono conto che essa non può essere dissociata nemmeno dalla politica. Da qui la loro vicinanza sul terreno della morale. Colpisce il confronto tra l’intervento di Giorgia [in italiano] e la parte del discorso programmatico di Putin [in inglese] che il Saker giudica la più importante e radicale (quella che include la denuncia del satanismo occidentale)..

Giorgia:

Perché la famiglia è un nemico? Perché è la nostra identità. Quindi attaccano l’identità nazionale, attaccano l’identità religiosa, attaccano l’identità di genere, attaccano l’identità familiare. Io non posso definirmi italiana, cristiana, donna, madre. No. Devo essere cittadino x, genere x, genitore 1, genitore 2. Devo essere un numero. Perché quando sarò solo un numero, quando non avrò più un’identità o delle radici, allora sarò lo schiavo perfetto alla mercé degli speculatori finanziari. Il consumatore perfetto…. Vogliamo difendere il valore dell’essere umano. Ogni singolo essere umano, perché ognuno di noi ha un codice genetico unico e irripetibile. E che ci piaccia o no, questo è sacro. Lo difenderemo. Difenderemo Dio, la patria e la famiglia… Perché non saremo mai schiavi e semplici consumatori alla mercé degli speculatori finanziari… Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana, non me lo toglierete!.

Putin:

Permettetemi di ripetere che la dittatura delle élite occidentali prende di mira tutte le società, compresi gli stessi cittadini dei paesi occidentali. Questa è una sfida per tutti. Questa completa rinuncia a ciò che significa essere umani, il rovesciamento della fede e dei valori tradizionali e la soppressione della libertà stanno diventando una “religione al contrario” – puro satanismo… Rispondiamo ad alcune domande molto semplici per noi stessi. Ora vorrei tornare a ciò che ho detto e vorrei rivolgermi anche a tutti i cittadini del Paese – non solo ai colleghi presenti in sala – ma a tutti i cittadini della Russia: vogliamo avere qui, nel nostro Paese, in Russia, “il genitore numero uno, il genitore numero due e il genitore numero tre” (hanno completamente perso la testa!) al posto di madre e padre? Vogliamo che le nostre scuole impongano ai nostri figli, fin dai primi giorni di scuola, perversioni che portano alla degradazione e all’estinzione? Vogliamo inculcare nelle loro teste l’idea che, accanto alle donne e agli uomini, esistono altri generi e proporre loro un intervento di riassegnazione del sesso? È questo che vogliamo per il nostro paese e per i nostri figli? Per noi tutto questo è inaccettabile. Abbiamo un futuro diverso.

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Come hanno potuto due persone così simili finire non solo su fronti opposti, ma anche a farsi la guerra l’un l’altro? Soprattutto nel micidiale ambiente politico creato dall’Impero d’Occidente, dove la Resistenza, i difensori di verità così semplici – uomini e donne… – sono costretti dalla persecuzione a sostenersi a vicenda?

Chi ha familiarità con la politica europea noterà subito che questo non è il primo contesto in cui viene sollevata una simile questione. È la stessa situazione della Polonia. E la Meloni è un’amica, quasi una gemella del partito di governo polacco, anche se ha mantenuto posizioni più aperte verso la Russia fino quasi all’avvio dell’Operazione Militare Speciale. Le spiegazioni di questi paradossi sono semplici – nel caso della Polonia, si tratta di una storia secolare. Ma ne abbozzerò alcune.

Prima di tutto, entrambe sono condizioni artificiali che vengono modellate e dirette dall’Impero, in particolare dagli Stati Uniti, dalla NATO e dall’Unione Europea, per dividere e dominare i loro avversari. Tutti possono capire che se si perde la Polonia, si perdono anche i Paesi Baltici e, prima o poi, l’intera regione di Visegrád. Quindi le motivazioni statunitensi per fomentare l’odio e il risentimento secolare sono elevate. Nel caso dell’Italia, c’è una forte tradizione russofila – ricambiata da una calorosa amicizia russa – e ancora una volta, una svolta verso la sfera russa lascerebbe l’Occidente in condizioni peggiori di quelle della Guerra Fredda (mentre una conversione polacca significherebbe semplicemente la ricostituzione del Patto di Varsavia). Come ho spiegato, per decenni hanno letteralmente assassinato pur di evitare un simile scenario.

Quindi, la motivazione c’è tutta. Quali sono i mezzi? Per lo più, lo sfruttamento delle incomprensioni. La principale frattura tra Russia e Polonia – meno nel caso dell’Italia – è quella religiosa. Ma il confronto cattolico-ortodosso è, a mio avviso, anacronistico, soprattutto in termini politici. Nessun cattolico sano di mente chiederebbe un atto di sottomissione agli ortodossi, né la rinuncia alla loro giurisdizione. Le differenze teologiche sono un’altra questione, ma giustificano un tale odio? Una tale divisione di fronte al comune nemico?

Al di là di questi scontri storici e ideologici, e di un’interessata e sostanziale alimentazione del fuoco da parte dell’Occidente, la risposta è probabilmente che non esiste una ragione di là dell’abitudine e della convenienza: almeno, non una ragione che sia relativamente così forte da spiegare queste contraddizioni palesi. Questi conflitti sono del tutto artificiali e assurdi.

L’Occidente disprezza apertamente le convinzioni di Giorgia e della Polonia. Eppure, le tollera molto volentieri finché questi svolgono il loro ruolo di fanatici anti-russi. Questo non sorprende, perché l’Occidente è a-morale, ancor più e ancor peggio che immorale. Non hanno una morale opposta: il fatto è che per loro la morale non esiste, hanno il contrario della morale. Pagherebbero e incoraggerebbero i cattolici conservatori, come hanno fatto con l’ISIS e i musulmani wahabiti dell’Arabia Saudita, purché questo serva alla loro brama di potere. Questa è la loro unica “religione”. Per dirla con Putin: puro satanismo. Sin dal principio dei tempi, l’essenza di Satana è l’invidia. Il male non è, consiste puramente nell’avversare il bene e sfigurarlo.

Infatti, il newyorkese Federico Rampini suggerisce apertamente a Giorgia: “segui l’esempio polacco” [in italiano]. L’Italia, come la Polonia, rischia di scambiare il masochismo per coraggio, e di gioire sotto le frustate dei propri padroni per l’occasione di “punire la Russia” – il cui trionfo finale è invece inevitabile, poiché la forza sta nella verità (V=сила в правде) [in inglese].

Schierarsi dalla parte dei propri aguzzini impone il peso di diverse contraddizioni. Nel caso della Polonia, queste sono evidenti poiché, nonostante la loro storia travagliata, i due paesi sono fratelli slavi. Più di un secolo fa, Rosa Luxemburg scrisse la sua tesi di dottorato sull’insostenibilità economica della divisione tra Polonia e Russia. Mi aspetterei comunque che i polacchi abbiano un compito più facile, dato che la loro popolazione non sta diminuendo così rapidamente come l’Italia, la loro economia è in crescita e non sono gravati dal sistema politico gambizzato che è stato imposto all’Italia dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. In effetti, la riforma per una versione decente del presidenzialismo è uno degli obiettivi cruciali per Giorgia.

Tuttavia, nel suo caso, le tre contraddizioni sono le seguenti:

  • Tra Fratelli d’Italia e i propri elettori, come ho già detto. La maggioranza parlamentare è in contrasto con la maggioranza del paese, nonché del proprio elettorato, che è contraria all’invio di armi in Ucraina. Questa è la contraddizione elettorale.
  • Tra l’interesse nazionale italiano, che Giorgia dichiara essere l’unica bussola della sua politica, e l’atlantismo. Tutti possono capire che aspettare che il GNL arrivi attraverso l’Atlantico e sostenere gli americani che ci occupano e ci disprezzano invece dei russi che ci ammirano e ci libererebbero è una contraddizione di convenienza e di
  • Più profondamente, come ho spiegato, una contraddizione ideologica, una contraddizione valoriale. Non ha senso lottare contro il radicalismo neoliberista LGBTQ+ di Bruxelles e allo stesso tempo fare la guerra ai difensori russi del cristianesimo, della religione, della ragione e del buon senso.

Qui l’avventura di Giorgia rischia di finire in tragedia proprio nel momento in cui sembrava culminare in trionfo. Giorgia ha portato con sé l’anello da distruggere, l’oppressione imperiale nichilista che rigetta a gran voce nel suo discorso. Ma poi cade vittima del suo fascino proprio nel momento in cui decide di usarlo per realizzare il sogno di guidare il suo paese.

Nella visione cristiana del mondo, non esiste un asse del male, ma solo il peccato originale che paralizza tutti allo stesso modo, fino a quando non siamo salvati dalla virtù e dalla grazia. Gli esseri umani, compresa Giorgia Meloni, sono tutti fallibili, contraddittori e complessi, non meno di Frodo nel Signore degli Anelli.

La domanda è: chi sarà il suo Gollum, il suo Sam e il suo Gandalf?

***** 

Articolo di Jo Red pubblicato su The Saker il 23 ottobre 2022
Traduzione in italiano di JoRed per SakerItalia

Fonte: http://sakeritalia.it/europa/italia/giorgia-una-tragedia-italo-polacca/

 

 

 

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3 Comments

  • Amerigo Posted Ottobre 31, 2022 4:33 pm

    Condivido assolutamente il suo incipit

    • Antonietta Posted Novembre 1, 2022 7:54 am

      Gioggia è perfetta, vaccinista e fautrice del Green pass x ripartire durante la Pandeminchia e super atlantista ora. Come con le vaccinazioni che stanno causando morte malattia c’è ancora molta strada da fare x aprire gli occhi degli italiani oltre il 50% dei quali ultra beoti. Fortunatamente dietro Gioggia dirige Draghi attore insuperabile

  • Salvatore Posted Novembre 1, 2022 4:47 pm

    Bell’articolo e fondato sui fatti. Un solo appunto marginale: Moro non fu eliminato perché voleva aprire al PCI. Il PCI faceva parte degli accordi di Yalta e garantiva tra i suoi che non si toccassero con atti concreti “USA, NATO, CHIESA, CARABINIERI”, così era insegnato melle scuole di partito per dirigenti periferici. Di fatto il PCI governava con la DC dall’esterno, in fondo entrambi erano cattocomumisti di fatto. Fueliminato perché intraprese la via della sovranità monetaris e Kissinger lo minacciò intimandoli di fermare le politiche di crescita dell’economia a scapito di Germania e UK che avrebbero portato l’Italia ad essere la prima in Europa.

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