Il modernismo è una forma di idiozia

E’ molto istruttivo seguire il briefing quotidiano del Sinodo preparato dalla Sala Stampa vaticana. (ttps://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-10/quo-243/sinodo-il-briefing-quotidiano-in-sala-stampa.html) .  La prima cosa che emerge è che più o meno vengono dette, in realtà, le stesse cose.  Ogni giorno, con lievi modifiche, si leggono sempre affermazioni incredibilmente monocordi.  Gli ingredienti sono i soliti: donne, loro ruolo nella Chiesa, gli abusi, il “clericalismo”, l’idea di autorità, i poveri, i migranti, gli LGBT, l’ascoltare, l’ipotesi del clero uxorato, la straordinaria esperienza della sinodalità, l’Amazzonia…  Insomma la solita musichetta con la quale ci diletta da ormai 10 anni Bergoglio.  Tutti sembrano preoccupati di non sgarrare di una virgola  dai temi che sanno cari al Papa e anzi il Sinodo sembra una gara a chi “è più realista del Re”. Ecco allora il consueto lessico da teologia della liberazione e il gergo bergogliano reso obbligatorio, con gli ormai scontati termini e pseudo-concetti: indigeni, scartati, periferie, etc.  Su tutto poi domina naturalmente il refrain che bisogna “ascoltare lo Spirito” e ciò che suggerisce:  torna la retorica, implicitamente, di una “nuova Pentecoste”  sinodale  che dovrebbe rinnovare completamente la Chiesa.

Tutti sembrano riconoscere una crisi, ma questa va risolta aggravando i mali e gli errori che la hanno prodotta.  Infatti nessuno dice una sola parola sul crollo di una retta visione della dottrina cattolica, sulla drammatica crisi della fede, con i dogmi fatti a pezzi ereticamente dagli stessi pastori,   con il catechismo per i bambini e l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole ridotto a una carnevalata scandalosa, con la formazione dei seminaristi ridotta a una parodia modernista di ciò che dovrebbe essere. Nessuno osa fare anche un minimo accenno alla crisi spaventosa della liturgia, con la Santa Messa completamente  snaturata e ridotta a una cattiva imitazione della “cena” protestante, a una distorsione completa e sacrilega  dell’immutabile insegnamento del Concilio di Trento sul Santo Sacrificio della Messa.  Ovviamente nessun accenno alla lobby gay che è sempre più presente e sempre più arrogante nelle sue pretese dentro la Chiesa.  Insomma i partecipanti al Sinodo sembrano pompieri che di fronte a una casa che brucia gettano benzina, anziché acqua, sul fuoco.

Per i “sinodalisti”  è la Chiesa di sempre che non funzionava e la crisi è dovuta al fatto che non la si è distrutta ancora con abbastanza radicalità per ricostruire sulle sue ceneri una nuova chiesa veramente accogliente ed evangelica: cose vecchie, in fondo, ma non per questo meno pericolose ed esiziali.

 

Commentiamo un solo breve passo del briefing di oggi che divido per punti per maggior chiarezza:

La priorità è l’ascolto reciproco per tutti, è stato inoltre affermato.

Ascoltarsi tutti, dunque,

«a cominciare da coloro che ritengono di non poter essere accolti nella Chiesa

 o ai quali è stato detto che non appartengono alla Chiesa»,

 come, ad esempio, «i migranti che appartengono ad altre religioni»,

 i poveri,

chi viene discriminato,

le persone con disabilità — che possono insegnare a comunicare —

o gli indigeni.

In particolare, riguardo alle persone lgbtq, il prefetto ha affermato che in Aula è stato ricordato il dovere di accogliere e di «rigettare ogni tipo di violenza nei loro confronti».

 

Estraggo uno dei concetti espressi:

occorre ascoltare quelli “ai quali è stato detto che non appartengono alla Chiesa», come, ad esempio, «i migranti che appartengono ad altre religioni».

 

Il breve passo è emblematico del delirio che travaglia e agita le menti dei membri del Sinodo (come dei modernisti in genere).  Infatti viene affermato che occorre ascoltare tutti, ma in particolare coloro ai quali è stato detto che non appartengono alla Chiesa, e di questa categoria la prima a essere ricordata è quella dei migranti  che appartengono ad altre religioni.  Ora è proprio vero che il modernismo più e prima di mettere a rischio la fede, compromette la ragione e un retto rapporto con il principio di non contraddizione. Se un migrante (ma anche un non-migrante, se è per questo) appartiene a un’altra religione (ad esempio a un culto animista e politeista africano) è ovvio che non appartiene alla Chiesa cattolica.  Dirglielo è un atto di carità e di giustizia, specie se accompagnato dall’invito a convertirsi, a credere al Vangelo e a ricevere il santo battesimo. O il Sinodo pretende che si dica ai fedeli di altre religioni che in realtà appartengono alla Chiesa cattolica senza saperlo, implicitamente?  Per il Sinodo non sono più necessari la fede e il battesimo per entrare nella Chiesa?

E come spiegare in modo rigoroso questa doppia appartenenza a religioni opposte (cattolica e animista) che, evidentemente, non possono essere entrambe vere?

Dobbiamo dirlo con chiarezza: il modernismo (con tutti i suoi frutti avvelenati, come ad esempio l’ecumenismo)  è fondamentalmente idiota, è stupido ed  è accettabile solo per chi ha rinunciato a ragionare in modo rigoroso.  Al tempo stesso, esso rende del tutto stupido, chi è stato così stupido da accettarlo: disabitua a ragionare, spinge a odiare la verità, ogni verità, ad eccezione di quella che afferma l’eguaglianza e l’equipollenza di tutto con tutto, in un universo monistico dove perde senso ogni distinzione, -che diventa anzi colpevole e offensiva- e tutto sprofonda, alla fine, nelle tenebre di una universale insignificanza.

Pia illusione che da questo manicomio teologico, da questo abisso di lucida follia si esca con le donne diacono o con i preti uxorati; semmai queste, anziché soluzioni, saranno due chiodi in più posti a sigillare la bara in cui sarà seppellita la deforme idra modernista.

 

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