Le ragioni per cui mons. Lefebvre ha dovuto ordinare dei vescovi nel 1988, contro le “nuove” (ma in realtà vecchie) accuse de La Bussola.

Cari amici, come sapete un sito conservatore ha attaccato con un “dossier” l’operato di mons. Lefebvre e della Fraternità utilizzando vecchi argomenti, già confutati da decenni, ma che possono sempre colpire i semplici. Molti hanno notato l’insensatezza di questo attacco portato alla Fraternità Sacerdotale San Pio X proprio nel momento in cui la crisi della Chiesa sta giungendo al suo acme, con il Sinodo sulla Sinodalità che si annuncia come occasione per la demolizione finale di quello che resta della dottrina cattolica.  I giornalisti della Bussola, la cui provenienza  è molto varia (abbiamo un assortimento di tutti i gruppi conservatori, ma non mancano  ex “lefebvriani” pentiti)  sono ormai da tempo in piena confusione: da un lato gridano allo scandalo di fronte ai continui e sempre più gravi tradimenti della fede operati da vescovi e sacerdoti con aperture al mondo gay e LGBT e con pubbliche, gravissime eresie propalate sempre più platealmente; dall’altro criticano anche gravi esternazioni papali; ma al tempo stesso “tirano le orecchie” alla FSSPX perché  mons. Lefebvre ha ordinato quattro vescovi senza mandato pontificio per permettere la custodia e la trasmissione del sacerdozio cattolico e la difesa della Santa Messa Cattolica di sempre.  La Bussola trascurando, o fingendo di ignorare, il grave stato di necessità in cui si trova la Chiesa,   applica il Codice di Diritto Canonico come uno scolaretto alle prime armi applica il libro di testo, in modo un po’ petulante e stucchevole, da primo della classe  che non si rende conto di annoiare i compagni che hanno i piedi per terra e vedono la realtà meglio di lui, nella sua dura concretezza.    Quello che la Bussola sembra non capire (o non voler capire, perché il capirlo implicherebbe coraggiose prese di posizione) è che è ovvio che non c’è  -né potrebbe esserci- un capitolo del Codice di Diritto Canonico  dedicato a spiegare come condursi, in modo perfettamente legale,  nel caso di uno stato di necessità dovuto al fatto che il Papa e i vescovi allontanano dalla fede e dalla morale i fedeli, anziché guidarli verso la santificazione personale.   L’articolo della FSSPX che presentiamo spiega bene che in un caso così grave e privo di precedenti i vescovi, i sacerdoti e tutti i fedeli di buona volontà devono (non solo “possono”, ma devono) ricorrere a principi superiori agli articoli del Codice di Diritto Canonico,  e ciò perché è in gioco il bene supremo della salvezza delle anime.

L’attacco della Bussola ci ricorda il dramma segreto dei conservatori: essi vogliono, per dirla col vecchio proverbio, “la botte piena e la moglie ubriaca”:  ovvero da un lato, avendo i mezzi per riconoscere la crisi e gli errori propalati dai vertici stessi della Chiesa, vogliono calmare la propria coscienza denunciando gli errori e le eresie che sempre più sfacciatamente sono propalati ovunque, spesso dalla Suprema Autorità della Chiesa stessa; dall’altro vogliono mantenere la patente di “bravi cattolici” obbedienti all’autorità, sottomessi umilmente a tutte le norme del Codice, affidabili e presentabili in qualsiasi parrocchia (alle quali proporre abbonamenti, libri, riviste e richieste di finanziamenti), liberi da qualsiasi infamante, e soprattutto scomoda,  accusa di essere  “scismatici” o “scomunicati”. Forti di questa patente di difensori della dottrina da un lato, ma “cattolici che restano dentro la Chiesa” dall’altro (qualunque cosa significhi per loro questa espressione) non possono non vedere con sofferenza che crescono i fedeli della Fraternità Sacerdotale San Pio X, sodalizio sacerdotale che non avrebbe potuto per cinquant’anni lottare per il bene della Chiesa, denunciare gli errori, difendere la Santa Messa, dare i sacramenti e santificare le anime dei fedeli senza avere dei vescovi che ordinassero dei sacerdoti, sottraendosi al potere  delle autorità neomoderniste che nel frattempo  distruggevano e svuotavano i seminari, corrompevano la Messa e il Sacerdozio, diffondevano gravissimi errori ed eresie.

Il piccolo mondo dei conservatori è fondato poi su mille trucchi che nascondono a stento una sorta di malafede, magari involontaria.  Fra di loro, nella cerchia interna, ad esempio, dei giornalisti de La Bussola, parlano anche con chiarezza e manifestando vivo scandalo delle enormità che si sentono dire e fare da parte di vescovi, cardinali, teologi o da parte dello stesso Papa; pubblicamente si moderano e se con una mano denunziano qualcosa, con l’altra sentono subito il bisogno di rassicurare i loro lettori che loro stanno dalla parte giusta, che comunque “appartengono alla Chiesa”, sono “dentro la Chiesa”.  E’ un gioco difficile e che diventerà sempre più difficile quanto più si aggraverà la crisi.  Ma in questo gioco, che è il gioco essenziale dei conservatori, è decisivo sottolineare che non può esserci nessuno più “a destra” di loro, nessuno che è più radicale, coraggioso e deciso nella critica e che, al contempo ha una posizione legittima in termini ecclesiastici. Insomma i “bravi” sono loro , i conservatori , perché denunciano e obbediscono al tempo stesso (cosa, lo si ammetterà, decisamente più semplice per un giornalista che non è né un vescovo, né un sacerdote). Per La Bussola dunque è vitale pensare la posizione della Fraternità San Pio X come di “scisma”, perché in caso contrario loro sarebbero “falsificati”, loro e tutta la loro storia di ex ciellini, ex Alleanza Cattolica, ex Legionari di Cristo, ex TFP ex FSSPX e chi più ne ha più ne metta; sarebbero falsificati decenni di mezze misure, di verità taciute, di quieto vivere, di denunce fatte a metà, di decine di articoli dove il nemico è sempre l’Islam o il comunismo, e mai il modernismo o il liberalismo.  Se si riesce a mettere fuori gioco la Fraternità per ciò stesso La Bussola (o qualsiasi altro gruppo conservatore) diventa l’ultima roccaforte dell’ortodossia.   Nel loro piccolo mondo, dove, parafrasando Flaiano, “la situazione è tragica, ma non è seria“, i conservatori  sono poi bravissimi a confortarsi a vicenda con cose di questo tipo: ecco che qualcuno riferisce di un parroco che ha scoperto che dice la Messa di Paolo VI, ma proprio bene…;  un altro parroco, si raccontano compiaciuti,  ha scoperto la Messa di sempre e la dice quando può senza farlo sapere al vescovo; qui un anziano sacerdote che non ha perso la fede; lì un vescovo “bravo” che di nascosto li ha incoraggiati; ecco un seminario dove forse c’è un docente di dogmatica rigoroso e che sembra rispettare l’insegnamento della Chiesa; magari qualcuno ha scoperto un anziano frate che confessa davvero bene… Direi che i conservatori sono insomma specialisti nel confondere un mosaico accidentale di cose forse anche buone, con lo stato generale della Chiesa.  Ma per quanto ci si voglia e ci si possa consolare con collezioni sempre nuove e più ricche di piccole “isole felici” nel naufragio che è in corso, ripeto che si avvicinano tempi nei quali questo gioco sarà sempre più difficile e, infine, diventerà impossibile.

 

(  Articolo della Fraternità Sacerdotale San Pio X –  Italia)

Introduzione

Monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, consacrò quattro vescovi senza mandato pontificio e contro il volere esplicito di papa Giovanni Paolo II il 30 giugno 1988, giustificando questo atto di per sé grave come una «operazione sopravvivenza» del sacerdozio cattolico, poiché egli riteneva che la fede dell’intera Chiesa fosse in pericolo dopo le derive del Vaticano II. Nel mondo della Tradizione all’epoca ciò piacque a molti, ma non a tutti. Oggi, sempre nel mondo della Tradizione, tantissimi ringraziano Monsignore per il gesto eroico di trentacinque anni fa, ma qualcuno ancora, ciclicamente, si ostina a criticarlo. Vediamo, un’ennesima volta, di chiarire il problema, che è essenzialmente e soprattutto teologico, ma che naturalmente ha un preciso fondamento canonico [2].

Il dossier del quotidiano online a cui rispondiamo, ben redatto e apparentemente molto erudito, pecca gravemente per imprecisioni e sofismi canonici, ma soprattutto ha il colossale difetto di rimanere, in tutte le sue righe, un gradino al di sotto del vero problema dal quale non si esce: è in corso da ormai sessant’anni una gravissima crisi che sconvolge la Chiesa in tutti i suoi ambiti e che colpisce tutti i gradini della gerarchia.

Non sarebbe necessario dimostrare l’esistenza di tale crisi ad un lettore che frequenti il mondo della Tradizione cattolica, ma tracciamone comunque un breve panorama per individuare la vera chiave del problema.

La crisi

Dopo il Concilio Vaticano II, i suoi errori e le deviazioni dottrinali e pastorali hanno finito per coinvolgere l’intero episcopato e di conseguenza il clero cattolico nella sua interezza; da sessant’anni la predicazione ecclesiastica si è allontanata dall’autentica professione di fede prediligendo l’ecumenismo, la libertà religiosa, il relativismo dottrinale e morale nell’insegnamento catechistico e omiletico; le riforme liturgiche degli anni immediatamente posteriori al Concilio hanno toccato tutti i sacramenti, nessuno escluso, per adattarli alle nuove esigenze ecumeniche; soprattutto, il rito della Messa ha subito una paurosa trasformazione che l’ha assimilato ad un rito di sapore protestante, e che esprime «un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa» [3]. Nella quotidianità della vita parrocchiale il fedele cattolico, spesso ignaro, si vede insegnare novità del tutto contrarie alla dottrina, ed assiste ad abusi liturgici di ogni genere; il sacramento della confessione è dimenticato o bistrattato, la necessità di riparare il peccato è un tema assente (perché assente è, nella predicazione ecclesiastica attuale, il tema stesso del peccato); il clima che si respira è profondamente intramondano e la dimensione soprannaturale della Grazia e della salvezza eterna sono completamente spariti.

Ciò che però rende ancor più grave questa crisi è che essa procede ed è incoraggiata direttamente dall’autorità più alta: sono i papi del post-concilio, tutti senza eccezione, che l’hanno fomentata ed aggravata. Da Paolo VI in poi, tutti i sommi pontefici si sono resi protagonisti di communicatio in sacris con membri di false religioni, scandalizzando oggettivamente l’intero pianeta (l’esempio più eclatante è la riunione ecumenica di Assisi 1986 alla presenza e con la partecipazione di Giovanni Paolo II) [4]; tutti i sommi pontefici post-conciliari hanno chiaramente espresso la possibilità che i membri delle false religioni o confessioni non cristiane accedano alla salvezza rimanendo tali, e c’è addirittura chi ha affermato che la diversità delle religioni è volere di Dio stesso [5]. Da decenni in alcune zone riconducibili all’area germanica (ma l’uso si estende progressivamente anche ad altri paesi) è pratica comune benedire le “nozze” omosessuali nelle chiese e incoraggiare tali unioni, senza che la Santa Sede intervenga sanzionando realmente tali atti. Tali elementi gravemente problematici hanno la caratteristica di costituire una crisi universale e permanente dal Concilio ad oggi, e non certo un problema locale o personale di qualcuno. Purtroppo, non è possibile in poche righe tracciare un quadro completo del disastro ecclesiale a cui assistiamo, per cui ci siamo limitati a qualche accenno.

Lo scopo tuttavia di questo brevissimo catastrofico panorama è arrivare a mostrare come l’insieme degli elementi costituisca uno stato di necessità: che cosa vuol dire ciò?

Lo stato di necessità

Vuol dire precisamente che il fedele cattolico, membro della Chiesa, pur avendo diritto a ricevere da essa l’insegnamento della Fede e i sacramenti, non può più farlo nel contesto abituale delle parrocchie e in generale nel contesto ecclesiale post-conciliare poiché quest’ultimo è viziato dall’errore dottrinale e dalle cattive riforme liturgiche che non gli permettono l’accesso ai sacramenti tradizionali. E, ciò che conta, questa situazione è purtroppo avallata dalla gerarchia e dallo stesso pontefice regnante, oggi nel 2023 come durante questi sessant’anni dal Concilio, senza alcuna, fosse pur breve, interruzione. La salvezza eterna del fedele cattolico, privato dell’insegnamento della Fede e dal nutrimento dei veri sacramenti, è in pericolo; questa crisi, lo ripetiamo, non è deplorata dall’autorità papale (come lo era all’epoca della crisi ariana o di quella protestante) ma incoraggiata da essa: è una crisi dell’autorità stessa. Il corto-circuito delle fallaci argomentazioni dei conservatori sta precisamente in ciò: si invoca un’obbedienza al Papa, garante della Fede, il legame al quale è essenziale per l’appartenenza alla Chiesa (e questo è sacrosanto), dimenticando però che il modernismo professato apertamente vizia l’uso stesso dell’autorità papale e in generale della gerarchia, che, pur conservando sempre tale autorità, rifiuta di usarla per il fine per il quale è stata istituita: la salvezza delle anime.

Quale rimedio?

Cosa fare quando una crisi del genere si presenta? A dire il vero, nessuno poteva saperlo prima che accadesse; si tratta infatti di una crisi inedita, senza precedenti storici, benché si tenti ogni tanto di trovare deboli paragoni che comunque non saranno mai esaurienti. Non c’è nulla di esplicitamente previsto allo scopo né nel diritto canonico, né nei manuali di teologia morale o dogmatica, né in quelli di storia della Chiesa. Ecco ancora una causa del corto-circuito neo-conservatore: la risposta alla crisi non poteva né può trovarsi nei libri, quantomeno diciamo sotto forma di una ricetta precisa e dettagliata.

Nella Tradizione, tuttavia, e più in generale nella Rivelazione stessa, si trovano i princìpi che aiutano a risolvere per quanto si possa il problema, e che hanno aiutato Mons. Lefebvre a compiere la dolorosa scelta delle consacrazioni dell’88: salus animarum suprema lex, ancora una volta; il fine dell’uomo essendo la salvezza eterna, e l’autorità della Chiesa gerarchica essendo istituita per portare l’uomo a questa salvezza, tutte le leggi canoniche e l’intero apparato giuridico, buono e santo perché finalizzato al bene, non può costituire un ostacolo allorché, per un caso rarissimo, la stessa obbedienza alla gerarchia dovesse portare a professare l’errore e a commettere il male.

Nessuno può consacrare un vescovo senza il mandato pontificio, ma nessun papa ha il diritto di guidare la Chiesa per insegnare novità e fuorviare i fedeli dalla vera Fede: e quest’ultima eventualità, inedita, si è proprio verificata. Dunque va risolta con un principio superiore a quello dell’obbedienza alle leggi canoniche, e questo principio è appunto la salvaguardia della Fede.

Ma la salvaguardia della Fede passa attraverso la salvezza del sacerdozio autenticamente cattolico, formato in seminari cattolici; ora, non possono esistere sacerdoti senza vescovi. Ergo. Molto semplice.

La vera storia di monsignor Lefebvre [6] mostra come i ripetuti tentativi di intesa precedenti al giugno 1988 furono condotti in maniera tale che la Santa Sede procrastinasse più volte e il più a lungo possibile l’accettazione di una cerimonia di consacrazione con il mandato, e il prelato francese giustamente ritenne ciò un «menare il can per l’aia»; ma soprattutto una regolarizzazione canonica della FSSPX restava e resta tuttora, nelle intenzioni della Santa Sede, sottomessa all’accettazione di quei principi dottrinali inaccettabili che fondano il nuovo corso ecclesiale. L’urgenza c’era, la necessità pure, e siccome l’atto di prudenza consta di tre fasi: la deliberazione, il giudizio e il precetto [7], alla fine l’Arcivescovo passò all’atto. Ed oggi, grazie a ciò, 700 sacerdoti membri della Fraternità fondata da Lefebvre, sparsi in tutto il mondo, permettono a migliaia di fedeli cattolici di avere la Messa di sempre, il catechismo di sempre, la dottrina di sempre.

Dubbi da dissipare

«Valide» ma «illegittime». Che significa? La validità, lo sappiamo, nell’ambito della teologia è la condizione che riguarda l’efficacia metafisica di un sacramento (se l’eucaristia è valida, al posto del pane c’è il corpo di Cristo, se non lo è, c’è solo del pane). Essendo la validità dei sacramenti legata ad elementi materiali di istituzione divina, non c’è suprema lex che tenga: senza pane, non si celebra la Messa; senza acqua, non si battezza.

La legittimità è invece la conformità ad una legge: quale? Dissipiamo un dubbio e distinguiamo il termine «legalità» (conformità letterale ad una legge positiva) da quello appunto più generico di «legittimità» che indica la conformità ad una legge morale, e qui è dunque sinonimo di liceità o anche bontà.

Passare con il semaforo rosso è una violazione del codice della strada, ma chi trasporta un ferito può farlo in virtù di un principio superiore: il suo atto sarà più che legittimo. Il ricorso all’aborto in Italia e in quasi tutto il mondo è conforme alla legge positiva dell’ordinamento giuridico; tutti sappiamo che di fronte alla legge di Dio è illegittimo, e così via. Le consacrazioni dell’88, a causa del pericolo per la Fede e la necessità di salvare quest’ultima e il sacerdozio, furono un atto di prudenza soprannaturale in applicazione di un principio superiore alla legge canonica (peraltro da quest’ultima non esclusa nei casi di necessità, come ampiamente dimostrato negli studi riportati in nota a quest’articolo). Dunque esse furono non solo legittime ma addirittura doverose: la crisi nella Chiesa è infatti lungi dall’essere finita.

Conclusione

Il cattolico non può vivere di articoli e di editoriali, per quanto interessanti e ben fatti; è inutile denunciare una crisi se poi, pur sapendo che è grave e che mette a repentaglio la salvezza eterna delle anime, non si cerca una soluzione. La differenza fra Mons. Lefebvre e tanti altri, tra la Fraternità San Pio X e molte altre realtà, è che gli uni parlano, gli altri agiscono.

Mons. Lefebvre agì, quando compì quest’atto eroico di apparente disobbedienza e che gli costò una scomunica (ingiusta ed inesistente); la FSSPX oggi agisce permettendo a tantissimi cattolici di ricevere ciò che dovrebbero ricevere normalmente dai ministri della Chiesa cattolica e che non è invece da essi più possibile ricevere nella sua integralità, come già detto. Ciò che per i redattori del quotidiano online così ferrati in materia canonica risulta inquietante, e cioè la grande quantità di fedeli che approdano alle cappelle della FSSPX delusi dalla Roma neo-modernista, è in realtà il segno del sensus fidei e dell’autentico sensus Ecclesiae ancora presente nella Chiesa cattolica: il vincolo giuridico e canonico, fondamentale alla visibilità della Chiesa, passa dopo se la Fede è in pericolo. Se la casa brucia, ci si mette in salvo senza aspettare l’autorizzazione dell’amministratore di condominio. Soprattutto se è stato lui ad appiccare il fuoco.

Invitiamo dunque i lettori cattolici che approdano per grazia di Dio al mondo della Tradizione ad approfondire sempre di più la fondatezza della loro scelta di abbandonare le parrocchie per cercare un rifugio sicuro e restare così nella Chiesa professandone principalmente la vera Fede, trasmessa dai papi di venti secoli, e ricevendone i veri sacramenti non riformati. Non si tratta di abbandonare la Chiesa, ma di restarle fedeli prendendo i mezzi opportuni che la Provvidenza mette a disposizione. La FSSPX non è affatto una soluzione comoda né una porta per uscire dalla Chiesa Cattolica Romana, bensì un mezzo per servirla e amarla, proporzionato alla crisi attuale, la quale – lo ripetiamo – tocca l’autorità stessa.

Li invitiamo altresì a nutrirsi del vero spirito soprannaturale della Fede cattolica che pone l’autorità al servizio della Verità e non il contrario; li invitiamo a seguire, dunque, la Tradizione come autentica fonte della Rivelazione nel Magistero di sempre, nel catechismo di San Pio X, negli scritti di San Tommaso d’Aquino e di tutti gli autori raccomandati dalla Chiesa nel passato.

Queste sono le vere, buone, vecchie Bussole da usarsi quotidianamente.

Quelle nuove ogni tanto si rompono.

 

[1] https://lanuovabq.it/it/la-crisi-della-chiesa-il-caso-fsspx

[2] Per l’aspetto canonico rimandiamo ad uno studio che prossimamente sarà pubblicato; tuttavia, segnaliamo già da ora tre importanti riferimenti:

Un articolo apparso su La Tradizione Cattolica nel 2010 (anno XXI, n° 3 [76], 2010, pagg. 18 – 24) e recentemente ripreso: https://fsspx.it/it/news-events/news/l-apostolato-della-fsspx-e-lo-stato…

 

Il libro recentemente edito dalle edizioni Radiospada a cura dei sacerdoti della FSSPX: Parole chiare sulla Chiesa, acquistabile qui: https://edizionipiane.it/prodotto/parole-chiare-sulla-chiesa-perche-ce-u…

 

Lo studio più completo mai scritto sull’argomento, e quanto mai attuale: https://edizionipiane.it/prodotto/la-tradizione-scomunicata/

[3] Card. Bacci e Ottaviani, Breve esame critico del Novus Ordo Missae, 1969.

[4] Si leggeranno con profitto le considerazioni che recentemente pubblicavamo sui nostri siti: https://fsspx.news/it/news-events/news/papi-conciliari-e-paganesimo-brev…

[5] Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyb il 4 febbraio 2019.

[6] https://edizionipiane.it/prodotto/mons-marcel-lefebvre-una-vita/

[7] San Tommaso, Somma Teologica, IIa-IIae, Quest. 47 a. 8.

PDF: la_bussola_che_punta_al_sud

Fonte: La Bussola che punta al sud – Distretto d’Italia (fsspx.it)

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