Morti viventi digitali e orrore per la morte nell’età della secolarizzazione

I super miliardari hanno una vera passione per la ricerca medica e biologica sulla longevità, su cosa la favorisce geneticamente, su tutto ciò che può concorrere ad aumentarla artificialmente. E’ notizia, infatti, di pochi giorni fa l’investimento di circa 3 mld di dollari da parte di Jeff Bezos in una società che svolge ricerche appunto in questo campo, Altos Studios, una promettente start-up (https://www.hdblog.it/mercato/articoli/n550212/bezos-investe-3-miliardi-altos-labs-allunga-vita/).

La vera e propria ossessione per il prolungamento della durata della vita è uno dei tratti tipici della nostra epoca post-moderna, dove il dilagante e sempre più tronfio materialismo si abbina con un crescente orrore per la morte.  Se questa vita è tutto ed è spenta ogni speranza nella vita eterna, ogni anche vaga consapevolezza che l’anima non può non essere immortale, allora una cupa angoscia, un’ansia sterile e corruttrice invadono la mente delle persone: la lunghezza della propria vita apparirà sempre esigua, per quanto si possa giungere alla vecchiaia più attempata. La vita infatti non sarà mai abbastanza lunga se essa è tutto e con la morte si entra nel nulla eterno. Mostra qui la sua falsità e la sua natura astratta l’adagio del Quadripharmakon di Epicuro, così espresso nella Lettera a Meneceo: “Il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono piú”.  In realtà la persona comune che ha perduto ogni viva fede in Dio e nella vita eterna si attacca a questa vita come all’unico e al supremo dei beni e, senza magari confessarselo, è lacerato dal desiderio, assurdo e delirante, che essa duri per sempre.

Questo modo neopagano di rapportarsi alla morte sta venendo intercettato negli ultimi anni dalle grandi multinazionali che controllano il mondo digitale, i social network e i nuovi prodotti informatici e si sente parlare di progetti mirati a permettere di “interagire” digitalmente con i defunti attraverso filmati, pre-registrazioni, fotografie, documenti, e-mail del passato anche più remoto. L’enorme mole di materiali e immagini legata all’attività sulla Rete di una persona, permetteranno senza troppa difficoltà di riassemblare un clone digitale del proprio caro defunto e di mantenerlo “vivo” in modo allucinatorio.

Microsoft sta studiando questo tema e ha brevettato  un software in grado di permetterle di controllare questo mercato nascente. Il brevetto consiste in un documento estremamente ricco e analitico di 22 pagine fittissime, dove si mostrano anche i disegni tecnici del futuro device che veicolerà il progetto ( Patent Images (uspto.gov) ).

Si sta ricorrendo all’uso dell’Intelligenza Artificiale per creare dei “chatbot” ( https://it.wikipedia.org/wiki/Chat_bot ), ovvero complessi algoritmi con routine di programmazione in grado di permettere la simulazione di una conversazione fra un umano e una macchina: la macchina sembra dare risposte appropriate e coerenti alle domande che le vengono fatte. Non è difficile immaginare che in futuro si giunga a proiezioni tridimensionali  del defunto redivivo o che lo stesso chatbot un giorno possa magari animare e far muovere con naturalezza un robot antropizzato con le fattezze e le proporzioni fisiche del morto.

I tecnici Microsoft che lavorano al progetto sembra siano rimasti sconcertati dai primi esperimenti svolti in questa sfera (vedi: https://dopolamorte.it/chatbot-di-microsoft/ ).

Ovviamente in un mondo sempre più scristianizzato e secolarizzato come il nostro pochi resisteranno alla tentazione di acquistare un doppio digitale di una persona cara defunta, nell’illusione di aver così esorcizzato la morte.  Ma il prezzo che presumibilmente dovrà essere pagato sarà quello della cessione di tutti i dati riferiti alla propria attività sulla Rete e non solo. Il nostro corpo sarà espropriato da pratiche di controllo biometrico sempre più profonde e invasive e chi controlla Big Data acquisterà un potere politico assoluto sulla vita delle persone, un potere che ora non riusciamo ancora a comprendere pienamente.

Del resto va osservato che in una società completamente atomizzata come la nostra, dove dalla prima infanzia si è ormai abituati a rapportarsi più allo schermo del proprio cellulare che non a persone reali; dove la fotografia, il filmato, l’immagine, il post sono ormai percepiti come più veri e autentici di ciò che può sorgere dall’incontro reale con altri uomini; dove anche il lavoro -con lo smart-working- e la scuola -con la famigerata Didattica a distanza-  hanno imprigionato tutti in una lugubre solitudine, priva di silenzio e di profondità; ebbene in una società così ampiamente digitalizzata è più che probabile che le persone si affezioneranno allo chatbot del familiare morto come se fosse qualcosa di reale.

Non si può qui non ricordare che esiste una lettura dei tempi dell’Anticristo che sottolinea come l’uomo di iniquità, nel suo sforzo di farsi adorare come dio, cercherà di imitare Cristo compiendo il “miracolo” di far risorgere dei morti (in realtà ridando solo una certa motilità e apparenza di vita, con l’ausilio dei demoni, a dei corpi che rimarranno morti).

Ebbene il progetto Microsoft di creare dei sofisticati cloni digitali dei defunti, aprendo fra l’altro un mercato che si può immaginare sarà lucrosissimo, non si può negare che sembri anticipare, o annunciare, i tempi funestissimi  dell’Anticristo.

 

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