Sulla strage di  Natale dei cristiani nigeriani

A Natale vi è stata in Nigeria una terribile strage di cristiani: dal 23 al 26 dicembre terroristi islamici dell’etnia dei Fulani hanno colpito 26 comunità cristiane nella zona di Bokkos (stato del Plateau). I morti sono stati circa 170, ma si stima che la cifra sia destinata a salire perché vi sono molti feriti, alcuni anche gravemente. Vi è inoltre un grande numero di sfollati verso le regioni limitrofe, con disagi di varia natura.

I gruppi terroristici islamisti hanno colpito persone inermi casa per casa in villaggi misti di agricoltori sia cristiani che islamici, ma uccidendo solo cristiani in modo preciso e selettivo.  Inoltre le case e i granai delle vittime sono state date alle fiamme. Le forze dell’ordine sono latitanti o non si impegnano a fondo nella ricerca dei colpevoli.

Ricordiamo alcuni dati di fondo e poi tentiamo una valutazione.  Si  stima che in Nigeria il 48,8% della popolazione segua l’Islam (soprattutto sunnita). Il cristianesimo è praticato dal 49,3% della popolazione (74,1% protestanti, 24,8% cattolici, 0,9% altri). Aderisce all’animismo o ad altre religioni l’1,9% della popolazione.  Va notato però che il paese (il più popoloso dell’Africa e il sesto al mondo per popolazione) è nettamente diviso in due: la metà meridionale, con affaccio sul Golfo di Guinea, è la parte più ricca e che controlla la risorsa chiave del petrolio, del quale la Nigeria è un grande produttore, ed è prevalentemente cristiana;  la metà settentrionale è più povera e legata all’Islam.

In Nigeria, ex-colonia inglese che è divenuta indipendente nel 1960, e che attualmente è nella sfera di influenza americana, nel 2002 è stato fondato il gruppo terroristico islamico Boko Haram, nome che significa “l’educazione occidentale è proibita”. Questo gruppo ha compiuto negli anni innumerevoli attentati e uccisioni, per lo più di cristiani e, in particolare, di cattolici, in teoria con la motivazione di instaurare la sha’ria, la  legge coranica, nella sua versione più rigida.  Fece scalpore qualche anno fa il rapimento di molte studentesse cristiane da un collegio di missionari che riapparvero poi vestite in abiti di chiara matrice islamica.

Di fatto nel 2015 Boko Haram si è unito all’Isis, la formazione terroristica sunnita che stava devastando la Siria. Ora noi sappiamo che l’Isis è una creazione, sotto la regia e l’ispirazione  occulte di Israele,  di USA-NATO uniti al supporto finanziario di Arabia Saudita, Quatar, Emirati Arabi Uniti. Boko Haram è quindi presumibile che sia ispirato, armato e controllato dalle stesse forze  che hanno creato l’Isis.  Non è un caso che Boko Haram sia stato sorpreso a utilizzare armamento occidentale avanzato o fuoristrada   militari americani Humvee.  La strategia americana (spesso con la discreta partecipazione, dietro le quinte, di Israele, che ha un’attenta tradizione geopolitica legata all’Africa) è sempre quella di seminare il caos, favorire guerre civili e scontri interetnici per indebolire i paesi che intende controllare. In questo schema rientra anche la forte penetrazione in Africa, da nord verso sud, dell’Islam, già a partire dagli anni ’90 del secolo scorso. Va ricordato che l’evento chiave della nuova politica americana (o meglio anglosionista) in Africa fu il genocidio dei tutsi scatenato in Rwanda nel 1994, operazione che era stata lungamente preparata addestrando le milizie tutsi ugandese di Paul Kagame negli Stati Uniti e che rappresentò l’inizio di un attacco alla zona francofona dell’Africa centrale per impadronirsi delle preziose miniere di coltan e minerali preziosi del Kivu  congolese.

Boko Haram assolve agli stessi scopi: si tratta di seminare il caos in Nigeria (e non solo) utilizzando il terrorismo di Boko Haram e favorendo la guerra civile e la distruzione dell’unità dello stato. Il caos crescente, l’insicurezza, la crisi sociale ed economica che ne segue impediscono la modernizzazione della Nigeria e garantiscono il permanere dell’influenza occidentale su di essa. Vi è però anche un’altra osservazione da fare; l’0attacco è stato condotto a Natale e ha coinvolto soprattutto una diocesi cattolica. La risonanza dell’evento ha anche un chiaro valore simbolico: mentre a Gaza Israele continua la sua guerra di sterminio contro i palestinesi (di religione islamica), cosa di meglio di un attacco di terroristi islamici in Africa contro una comunità cristiana per spingere i popoli occidentali,  supini sponsor di Israele, a cadere nella semplificazione Islam=terrorismo? Nella misura in cui questa equazione viene imposta sempre di più alle masse europee calerà l’ostilità verso la barbara aggressione sionista alla Striscia di Gaza.  Ovviamente non ci sono prove per legare l’eccidio di cristiani nigeriani a quanto sta accadendo a Gaza, ma occorre ricordare che tutto l’operato di Boko Haram (come dell’Isis e, mnell’attacco di Nataler, della minoranza islamica dei Fulani) è molto sospetto e a uno sguardo attento mostra il volto segreto del terrorismo islamico “sintetico” elaborato dai servizi anglosionisti.

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